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Inaugurazione mostra temporanea "Giovanni Skulina. Frammenti d'istanti"
Una nuova mostra temporanea al Museo di Riva
MAG Riva del Garda, Museo
Bis Sonntag 3. November 2024
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Giovanni Skulina. Frammenti d’istanti

06.04-03.11.2024
Riva del Garda | Museo

A cura di Alessandro Riccadonna, Valentina Varoli

In collaborazione con l’Associazione Araba Fenice di Arco e la Soprintendenza per i Beni e Attività Culturali della Provincia Autonoma di Trento.

Sabato 6 aprile 2024 alle 11.00 al Museo di Riva del Garda vedrà la luce la mostra temporanea Giovanni Skulina. Frammenti d’istanti che presenta al pubblico la suggestiva produzione fotografica di Giovanni Skulina, autore poco conosciuto, ma in grado di documentare con estrema chiarezza le trasformazioni sociali e paesaggistiche del Secondo dopoguerra.
La mostra, curata da Alessandro Riccadonna e Valentina Varoli, è stata realizzata in collaborazione con l’Associazione Araba Fenice e la Soprintendenza per i Beni e Attività Culturali della Provincia autonoma di Trento.

Ancora una volta il territorio del Garda e la fotografia dialogano in un progetto organizzato dal Museo Alto Garda. Dopo la mostra Dove finisce il lago realizzata con gli scatti del collettivo toscano TerraProject sui paesaggi umani contemporanei, il MAG indaga le trasformazioni del paesaggio e della società attraverso un progetto di ricerca sul fotografo Giovanni Skulina (1912-1979), attivo soprattutto tra gli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso.
Giovanni Skulina nasce ad Arco da una famiglia di origine ceca. Il nonno Johann aveva deciso di spostarsi da Friedek, dove faceva il libraio, per trasferirsi per motivi di salute nella cittadina altogardesana, famosa per il clima salubre e per i numerosi luoghi di cura. Dopo aver raggiunto Arco nel 1897, Johann apre un negozio per la vendita di valori bollati, giornali, souvenir e articoli fotografici.
Inizia così, in maniera quasi fortuita, il legame che unirà – pur con vari cambiamenti e differenze – la passione per la fotografia e i discendenti della famiglia Skulina. Il negozio passerà infatti di padre in figlio, intrecciando un’interessante storia famigliare segnata da due conflitti mondiali e varie avversità che hanno causato numerose perdite e dispersioni del materiale dell’archivio Skulina.
Le pellicole fotografiche superstiti, su cui si sono concentrati gli studi per la mostra e il catalogo, risalgono al Secondo dopoguerra, per svolgere l’attività di fotografo ambulante e inizia a spostarsi per le località dell’Alto Garda, realizzando ritratti per la popolazione e documentando la vita delle piccole comunità: dalle processioni ai matrimoni, dalle comunioni agli eventi sportivi e ricreativi.
Con spirito curioso e infaticabile, Skulina percorre in lungo e in largo il territorio affacciato sul lago di Garda, immortalando un contesto multisfaccettato nel quale i mestieri di un mondo ancora rurale iniziano a convivere con le nascenti attività legate al turismo di massa che di lì a poco avrebbe preso il sopravvento.
Il progressivo imporsi di nuove forme di turismo, ormai lontane dalle elitarie frequentazioni degli ospiti altolocati della fine dell’Ottocento, rappresenta la spinta decisiva per una significativa evoluzione nell’attività e nella produzione fotografica dell’autore. Skulina coglie immediatamente i profondi cambiamenti in atto e comprende le nuove opportunità aperte dalla forte ripresa del turismo. Con lo spiccato spirito imprenditoriale che lo contraddistingue, affianca il mestiere di fotografo ambulante con quello più redditizio di operatore turistico. Nella seconda metà degli anni Quaranta prende spazio un nuova attività, la Guida Turistica Skulina, per portare ospiti stranieri in visita nelle più belle località del lago di Garda e del Trentino. Durante le gite realizza le fotografie che i turisti amano comprare come foto-ricordo: i paesaggi mozzafiato del Garda, le bancherelle con prodotti tipici e i ritratti meravigliati dei villeggianti.
L’agenzia turistica è un successo tale che alla metà degli anni Cinquanta Skulina smette di seguire le comitive e affida alle sue collaboratrici, una decina di ragazze olandesi, il compito di impugnare le macchine fotografiche con le quali immortalare i momenti indimenticabili di ciascun viaggio.
Skulina si rivolge quindi ad altre attività, spinto dalla scintilla di nuove idee imprenditoriali, gestisce alcuni bungalow turistici a Voltino, continuando però a dedicarsi alla fotografia solamente per passione.

Il progetto su Giovanni Skulina si inserisce nella riflessione sul paesaggio che contraddistingue l’attività del Museo Alto Garda. Tra tutte le tecniche impiegate per rappresentare il territorio, in virtù della sua potenza e della facilità di lettura, la fotografia ha costituito fin dai suoi albori un mezzo privilegiato per documentare la fisionomia di un luogo o per costruire e trasmettere una specifica immagine di esso. Questo fenomeno è valido soprattutto per i territori a forte vocazione turistica come il Garda, dove i primi fotografi hanno potuto sperimentare questa nuova tecnica per rappresentare il paesaggio, da quel momento non più di pertinenza esclusiva dei pittori.
Proprio per questo motivo, il MAG ha messo al centro della programmazione culturale la realizzazione di iniziative di studio e valorizzazione dei numerosi fondi fotografici riguardanti il paesaggio gardesano, anche in rapporto all’antropizzazione del territorio e ai cambiamenti della società.
In questo senso si ricordano le mostre temporanee dedicate ad Alessandro Oppi (2011), ai fratelli Lotze (2012), ad Alois Beer (2013) e quella più recente sul fotografo Francesco Malacarne nel 2020, premiata con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
Su questo binario si muove il progetto di valorizzazione dell’archivio di Giovanni Skulina, le cui fotografie rappresentano preziose testimonianze per arricchire la conoscenza del paesaggio gardesano, di cui il Museo Alto Garda conserva importanti nuclei, come quelli di Carlo Armani, Augusto Baroni, Alois Beer e Silvio Pozzini.
Lo studio e la presentazione al pubblico di circa duecento fotografie inedite scattate da Skulina tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, infatti, rappresentano uno sforzo significativo nel recupero e nella valorizzazione di fondi fotografici locali, legati agli studi professionali. Questo lavoro di ricerca intende fornire un contributo per ampliare lo sguardo sulla storia della fotografia italiana, composta non solo dai grandi studi fotografici, ma anche e soprattutto di attività minori.
La rilettura del lavoro di Skulina permette di ripercorrere una pagina importante della storia locale e parallelamente seguire lo sviluppo di una nuova sensibilità visiva. Skulina asseconda con il proprio lavoro i cambiamenti sociali ed economici che contraddistinguono l’Alto Garda nel Secondo dopoguerra, riflettendoli anche nella costruzione delle proprie fotografie. Con l’affermarsi dell’attività dell’agenzia turistica, si osserva uno scarto evidente rispetto agli stereotipi tipici dei ritratti di famiglia e della fotografia vernacolare a favore di composizioni che si arricchiscono di riferimenti visivi alla fotografia turistica di più ampio respiro.
In generale è possibile individuare nell’amore di Skulina per il territorio altogardesano una chiave di lettura trasversale alla sua intera attività che si è poi tradotta in diversi filoni di indagine. L’autore infatti percorre costantemente i luoghi dell’Alto Garda dei quali offre una duplice lettura: da una parte la documentazione del lavoro e della vita degli abitanti; dall’altra la ricerca dei luoghi iconici attraverso i quali ammaliare i gruppi di comitive per le quali organizza le più disparate avventure.

Queste preziose fotografie sono rimaste chiuse in cantina per quasi settant’anni, fino a quando, grazie alla generosità degli eredi di Giovanni Skulina e in particolare al lavoro svolto dal figlio Roberto, il Museo Alto Garda, in collaborazione con l’Associazione Araba Fenice di Arco e la Soprintendenza per i beni e attività culturali della Provincia di Trento, si è fatto carico di riportare alla luce queste straordinarie testimonianze ancora sconosciute e di mostrarle al pubblico per la prima volta, regalandole così la visibilità che meritano.

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