La seduta Vela
«La seduta è pensata per essere una sorta di spinnaker – ha spiegato Marco Salvaterra – e per trasformare chi si siede nel vento, che fa vibrare questa sorta di strumento musicale: quello che per anni ho ascoltato in particolare a porto San Nicolò, durante gli anni degli studi».
Altro tema distintivo del progetto è la smaterializzazione, ovvero la dissimulazione della presenza fisica della seduta, oggetto in sé «estraneo» al contesto naturale (e inoltre di un certo ingombro), il che è risolto con una complessa forma sfaccettata in cui i tanti, piccoli poligoni disegnati nell'alluminio (un'unica lastra piegata dalle macchine e da un complesso lavoro di artigiani specializzati) riflettono e accolgono frammenti dell'intorno, creando inoltre un sofisticato gioco di luci, riflesse in una moltitudine di diverse gradazioni.
Per il ventisettenne Marco Salvaterra, «Vela» costituisce la tesi di laurea; realizzata da un guscio d’alluminio posto su un supporto mobile, è pensata per muoversi sospinta dall'Ora – il vento stagionale caratteristico del lago di Garda – e per riflettere la luce del lago; un oggetto pensato come un'installazione per il lungolago rivano, del quale però è iniziata la produzione in serie destinata ad interni, in particolare ad alberghi di lusso. La seduta – che ha dimensioni importanti: 120 centimetri di altezza, 80 di profondità e 70 di larghezza – nell'intenzione dell'autore è l’omaggio di un Rivano alla propria città e al suo splendido ambiente naturale. Marco Salvaterra, presentando «Vela» come tesi di laurea alla Naba, ne ha ricavato il migliore degli esiti: la valutazione di 110 e lode, e la proposta – prontamente accolta – di una cattedra d'insegnamento.
Riva del Garda, 17 luglio 2012
Uff.stampa (mc)