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Salvo
La pratica del paesaggio
MAG Arco, Galleria Civica G. Segantini
Fino al 25 gennaio 2009
Gli elementi scandiscono piani immobili, abitati da sintesi geometriche che grazie alla tecnica pittorica descrivono la realtà silenziosa di una natura trattenuta. Il tema del paesaggio è letto come frammento di un passato vissuto attraverso la classicità della forma e sospeso in un tempo in attesa.
La realtà catturata dall’immaginario è trattenuta dal colore che gioca a divenire luce e ombra, protagonista indiscusso del fare pittura.
+5

Salvo

Prosegue la ricerca sul paesaggio che la Galleria Civica G. Segantini di Arco ha intrapreso da alcuni anni. Dopo Segantini la Galleria Civica espone le pitture di Salvo. Salvo (Salvatore Mangione) nasce a Leonforte in provincia di Enna nel 1947, qui trascorre l’infanzia per poi trasferirsi con la famiglia a Torino nel 1956. Torino diventa la sua città adottiva e già nel 1963 partecipa all’Esposizione della Società Promotrice di Belli Arti con un disegno tratto da Leonardo; in quegli anni viaggia molto, frequentando soprattutto Parigi. Nei suoi primi lavori sperimenta l’immagine fotografica, interpretando il suo “Io” attraverso fotomontaggi celebrativi. Di questo e di poco successive sono le “Lapidi” e la serie dei romanzi, dove Salvo sostituisce al nome dei protagonisti il proprio.

Nel 1973 l’artista inizia a dedicarsi in maniera definitiva alla pittura figurativa, inizialmente con una serie di tele raffiguranti i grandi classici dei maestri del Quattrocento, per arrivare, nel 1976, al paesaggio, con la sua partecipazione alla Biennale di Venezia. Negli anni Ottanta soggetti delle sue opere diventano paesaggi naturali e urbani, periferie industriali, città immaginarie, nature mediterranee ed esotiche. “I colori luminosi, mediterranei, la semplicità geometrica delle forme caratterizzano tutta la sua produzione – ci dice la curatrice, Giovanna Nicoletti – dai paesaggi d'ambientazione orientale agli esterni urbani, dagli scenari archeologici ai paesaggi di montagna. I paesaggi inseguono l’arco delle stagioni, si aprono al chiarore della luce del giorno per ammutolirsi nel buio della notte. Gli elementi sono in continua evoluzione. I profili si condensano da una forma nell’altra: le nubi vaporose diventano cime nevose, i tetti appuntiti si innestano nelle cime degli alberi, prati, campi e stradicciole dai contorni rotondeggianti diventano il piano di appoggio sul quale vive l’intera composizione”.

Dagli anni Ottanta in poi partecipa a numerose esposizioni, tra cui nuovamente la Biennale di Venezia nel 1984, le sue opere vengono presentate in alcune tra le più prestigiose gallerie italiane ed estere

A cura di Giovanna Nicoletti

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