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Eduard Habicher. Profili
MAG Arco, Galleria Civica G. Segantini
Fino al 23 novembre 2008
La riflessione sulla scultura che Eduard Habicher fa rispetto al proprio lavoro comprende un binomio di emozione e ragione. Il suo lavoro si sviluppa nell’articolazione segnica della materia che, dialogando con una idea di espansione e leggerezza, modifica l’ambiente. Lo muta in quanto presenza, la materia, infatti, viene installata su pareti o muri, comunque strutture architettoniche pronte a diventare il naturale supporto del suo manifestarsi.
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Habicher

Dopo la mostra dedicata a Giovanni Segantini, la Galleria Civica G.Segantini prosegue il percorso di approfondimento del tema del paesaggio attraverso le opere di artisti contemporanei chiamati a confrontarsi con il territorio di Arco. Sulla scia di questa ispirazione, nasce il progetto intitolato Profili, evento collaterale di Manifesta7, dedicato allo sguardo contemporaneo che vuole approfondire alcune particolarità del territorio altogardesano.

Profili sarà inaugurata il 4 ottobre, nell’ambito della quarta edizione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI, Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani in collaborazione con le istituzioni culturali del territorio italiano. Lo spazio di Palazzo dei Panni, seicentesco palazzo che ospita la Galleria Civica, è attraversato dalle sculture di Eduard Habicher appositamente realizzate per questo spazio espositivo. Il lavoro di Eduard Habicher, sculture capace di modellare l’opera tridimensionale in ispirazione poetica, trasforma la materia della scultura in momenti di ispirazione e di memoria della nostra esperienza.

“La riflessione sulla scultura che Eduard Habicher compie, comprende un binomio di emozione e ragione – spiega la curatrice e direttrice della Galleria, Giovanna Nicoletti - Il suo lavoro si sviluppa nell’articolazione segnica della materia che, dialogando con una idea di espansione e leggerezza, modifica l’ambiente. Lo muta in quanto presenza; la materia, infatti, viene installata su pareti o muri, comunque strutture architettoniche pronte a diventare il naturale supporto del suo manifestarsi”. “Quando pensiamo al concetto di scultura, in maniera abbastanza naturale, immaginiamo un mondo fatto di materia dove la forma, grazie ad un abile lavoro di precisione, esce da blocchi possenti che trattengono il materiale da forgiare – chiarisce ancora la direttrice della Galleria - Abbiamo in mente le immagini di un duro lavoro, tramandato da diverse iconografie realizzate nei secoli scorsi. Conosciamo anche l’esperienza di composizioni che affollano collezioni, città, spazi, fatte di presenze massicce, tridimensionali, che occupano pesantemente i luoghi. La scultura come esperienza tridimensionale abita e connota gli ambienti”. “Non è così per le sculture di Eduard Habicher. Le sue sculture appoggiano sulle pareti, accarezzano i muri, avvolgono l’intensità degli abitati – conclude la curatrice Nicoletti - Sono presenze leggere fatte di materia che si scompone, si assottiglia per disegnare profili. L'opera di Habicher propone una riflessione sul significato della scultura all'interno del dibattito contemporaneo: le opere più di evidenziare l’aspetto plastico ne rilevano l’articolazione segnica”.


A cura di Giovanna Nicoletti

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