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Francesco Trentini 1876 - 1966
MAG Arco, Galleria Civica G. Segantini
Fino al 27 febbraio 2011
Per la prima volta un'esposizione organica dell'opera di uno scultore trentino ancora non molto noto, ma già protagonista di una rapida rivalutazione: è Francesco Trentini, originario di Lasino, cui il MAG dedica una mostra monografica a Palazzo dei Panni di Arco, inaugurata sabato 27 novembre alla presenza dei curatori, William Belli e Giovanna Nicoletti, e delle due amministrazioni comunali di Arco e Riva del Garda, rappresentate dagli assessori alla cultura Massimiliano Floriani e Maria Flavia Brunelli. «Le opere in mostra – ha detto Giovanna Nicoletti – intrecciano un percorso fatto di rimandi dove il disegno prende forma plastica nella ceramica che definisce non solo motivi ornamentali ma anche un interessante spaccato della realtà della montagna. Ripercorrere le tappe di questa vicenda artistica è una piccola sfida: in parte per i pochi materiali esistenti e in parte per il carattere estremamente schivo dello scultore».
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Vissuto tra il 1876 e il 1966 prevalentemente a Lasino, sua terra natale, Francesco Trentini si è formato all'Accademia di Belle Arti di Vienna, raggiungendo un discreto successo e ritornando presto in Trentino. Qui ha partecipato alla realizzazione di alcuni monumenti ai caduti della grande guerra. Interessante l'intrecciarsi di due percorsi paralleli come quello di Luigi Bonazza e di Francesco Trentini, nati a distanza di un anno (Bonazza nel 1877) e formatisi entrambi all'Accademia di Vienna. Anche Bonazza terminati gli studi è rientrato in Trentino, anche lui con l'idea di una rappresentazione ideale che potesse dare voce ad un'opera d'arte totale, materializzate nel ciclo decorativo della sua casa costruita nella periferia sud di Trento. Segni di un percorso che rende visibili le vicende di inizio Novecento attraverso l'opera di Francesco Trentini si rintracciano già a partire dalla bella scultura intitola «il Fauno ebbro», esposta in mostra. Francesco Trentini l'ha realizzata intorno al 1908, a conclusione del suo percorso all'Accademia, e l'ha donata al Municipio di Trento, che la colloca sulle scale di Castelvecchio al Castello del Buonconsiglio a Trento, dov'è rimasta per decenni. La figura del giovane fauno è un soggetto molto rappresentato dallo scultore che lo riprende, dagli anni Venti in poi, nei suoi progetti decorativi.

Negli anni Venti Trentini esercita pienamente la forza compositiva adoperandosi nelle sculture monumentali ai caduti della grande guerra. Sono sculture - realizzate per le comunità di Calavino, Breguzzo, Ragoli e Lasino - che, nella complessità della struttura monumentale ricostruiscono una tensione unitaria ridefinendo le figure eseguite durante i corsi dell'Accademia. Sono corpi allungate collocati su piani differenti, quasi incisi e carichi di una energia che muove le membra fino a ripiegarle su se stesse, nella tensione dinamica delle forze (si veda il «bozzetto per il monumento ai caduti», oppure la «Figura sdraiata»). «La terra, il basamento, sono punti nevralgici usati come lavagne dove apporre il riferimento simbolico che descrive l'immagine – spiega Giovanna Nicoletti – ma sono anche segni di appartenenza ad un territorio aspro e pregno di memoria: non a caso Trentini scolpisce nella pietra le decorazioni della propria casa di Lasino. Anche lui come Bonazza realizza una dimora dove lasciare il segno dell'arte ma ormai le stagioni delle secessioni sono concluse e non resta che guardare al profilo della roccia dalla quale esce la testa barbuta e curiosa dell'uomo di montagna». Tra i motivi decorativi dei lavori in ceramica, accanto alle figure che nascono da una rilettura dei «Motivi rustici» legati alle guerre contadine del Cinquecento e alla figura del Bernardo Clesio, Trentini indaga i caratteri dei monti a partire dalla rappresentazione de «Le streghe di Cagliano» alla «Montanara araba» a «Montanara», tutte figure che trovano un esatto riscontro nel disegno preparatorio ma che nella ceramica acquistano una definizione cromatica e una sempre maggiore precisione nel dettaglio. La sua costante ricerca della bellezza non tralascia mai la forma preziosa delle cose. Il suo sguardo verso il mondo animale funziona allo stesso modo: gli animali sono quelli esotici, come le scimmie, oppure appartengono anche loro al mondo della montagna, come le mucche, le pecore, i caprioli. Solitamente anche gli animali sembrano essere appesantiti dalla fatica del vivere.

«Nella materia Trentini incide come solchi le ossa – dice Giovanna Nicoletti – disegna l'andatura rassegnata dell'animale tanto da trasporre questo "segno" sui vasi, che qui diventa motivo decorativo. Nella ceramica Trentini, accanto ad una descrizione veritiera della natura tradotta con la minuzia di un erbario, si abbandona anche alla descrizione di mondo parallelo abitato da creature fantastiche che si intrecciano a motivi floreali, dando corpo a volte a forme inconsuete». Alla mostra è abbinato un catalogo con interventi dei curatori Giovanna Nicoletti e William Belli, oltre a due contributi di Arianna Tamburini sui monumenti ai caduti di Francesco Trentini e di Jessica Serafini sul suo percorso biografico.

A cura di Giovanna Nicoletti

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