
Carlo Fornara
È il 1863, in particolare, a segnare una svolta importante: in Francia opere-svolta di artisti come Edouard Manet e Alexandre Cabanel s'interrogano sulle possibilità espressive del linguaggio artistico, in un momento storico di rapida trasformazione, in cui la fotografia - con la sua sensazionale capacità di rendere la verità del dettaglio - spinge la ricerca verso il colore. È così che alla fine del secolo gli artisti si fanno attenti protagonisti d'una rinnovata percezione, e la pittura di paesaggio diventa il mezzo privilegiato per lo studio del vero e della luce.
Il percorso proposto dal Mag è una delle possibili letture attraverso i segni affascinati dalla cultura d’oltralpe mediata dalle ricerche italiane, in particolare quelle legate alle vicende della complessa stagione tra impressionismo e divisionismo: Carlo Fornara, Enrico Cavalli, Lorenzo Peretti junior, Emilio Longoni, Giovanni Battista Ciolina, Bernardino Peretti e Giuseppe Pellizza da Volpedo testimoniano d'un momento in cui l’idea di natura e quindi di luce si sta affermando in un'arte nuova, di rottura con il passato.
Specialmente per gli artisti italiani che si trovano a operare in terre di confine, infatti, le storie «straniere» s'intrecciano con le loro: il sentimento di sperimentazione e il desiderio di approfondire il proprio percorso culturale portano necessariamente e con un moto d'urgenza a guardare oltre confine. Conquistati dalla ricerca della luce in alta montagna, sulla scia del lavoro di Giovanni Segantini, gli artisti attraverso la tecnica del divisionismo mettono in luce l’esperienza delle loro escursioni nei paesaggi delle terre di confine, dove molto spesso la composizione è costruita sugli impianti segantiniani.
A cura di Giovanna Nicoletti